Pochi giorni fa abbiamo appreso delle dimissioni di Alessandro Profumo, l'amministratore delegato di Unicredit, terza banca europea con più di 160.000 dipendenti. Chi controlla Unicredit? Libyan Investment Authority con 2,59%, Central Bank of Libya con 4,98%, Fondo aabar con 4,99%, Black Rock 4,02%, Allianz 2,04%, Fondazione Cariverona 4,63%, Fondazione CRT 3,31%, Carimonte Holding 3,04%, Fondazione Cassamarca 0,8%, tra i privati Famiglia Pesenti 0,5% e Famiglia Maramotti 1,1%.
Unicredit rappresenta una delle poche realtà competitive del sistema italiano, con presenza capillare nei Paesi dell'Est Europa, dove le imprese italiane sono in primissima fila, e dove l'interscambio con il nostro Paese è fortissimo. Il passaggio delle deleghe di Profumo a Dieter Rampl sposterebbe fatalmente l'asse decisionale di Unicredit da Milano alla Germania. In primavera Rampl, quando si è trattato di decidere la nuova organizzazione della banca, aveva assunto il ruolo del mediatore tra gli azionisti italiani e Profumo. E poteva sembrare strano che in alcuni casi si è trasformato, lui straniero, nel rappresentante delle esigenze dei grandi soci italiani.
A Profumo i media e commentatori tedeschi riservano l'onore delle armi. Katharina Kort, editorialista del giornale economico Handelsblatt, sottolinea il comportamento lineare di Profumo, in grado di creare dal nulla il terzo gruppo bancario europeo, di garantirne la navigazione durante la crisi finanziaria, senza bisogno di aiuti statali. A farlo fuori un assurdo gioco di potere, mascherato con un pretesto, la vicenda libica.
Della medesima idea, l'altro quotidiano economico tedesco, il Financial Times Deutschland: " L'Italia perde il suo manager più internazionale e indipendente, un uomo che non confonde la politica con l'economia e che forse è troppo moderno per il suo Paese".
Andrea Scampini - consigliere comunale PD